Sono stata a Vilnius molte volte per vari motivi e ultimamente mi è capitato di abitarci 4 mesi. Agli amici che sono venuti a trovarmi ho fatto una specie di mini-guida per aiutarli a girarla e godersela anche in poco tempo. Trovo giusto condividerla, dato che non ci sono molte informazioni in lingua italiana su questa città sconosciuta e affascinante.
Ecco qui gli 8 punti principali che vi consiglio di visitare, con alcune aggiunte se avete tempo. Questo giro può essere fatto in mezza giornata circa.
1) Università di Vilnius
L’università di Vilnius è una delle più antiche e famose università dell’Europa orientale e centrale. È stata fondata nel 1579 dal re Stefano Bathory ed è stata per due secoli guidata dai Gesuiti. Nel 1832 venne fatta chiudere dagli occupanti russi e poté riaprire solo nel 1919. Successivamente Vilnius e la sua Contea furono annesse alla Polonia e così anche l’università fu gestita dai polacchi. Nel 1939 l’università venne di nuovo affidata al controllo della Lituania, ma l’anno dopo, nel 1940, a seguito dell’occupazione sovietica, fu organizzata secondo il modello sovietico. Nel 1943 l’università venne chiusa dai nazisti e riprese le sue attività nell’autunno del 1944. Anche se sempre sotto il controllo sovietico, l’università è cresciuta e si è rafforzata, tanto che è riuscita a guadagnare la propria autonomia rispetto allo stile sovietico due anni prima (nel 1988) della conquista dell’indipendenza da parte della Lituania, che è avvenuta nel 1990.
2) Palazzo Presidenziale
Il Palazzo Presidenziale è uno dei simboli della Lituania. In precedenza il palazzo è stato la sede del Vescovo di Vilnius, e successivamente la residenza del governatore russo. Solo dal 1997 vi si trova l’Ufficio del Presidente della Lituania. Dal 2009 presidente è Dalia Grybauskaitė, la quale spesso riceve visite ufficiali e in quelle occasioni ci sono vari cecchini sul tetto, guardie tutto attorno al palazzo e un lungo tappeto rosso sulle scale per l’ospite in arrivo.
3) Cattedrale
La cattedrale metropolitana dei santi Stanislao e Ladislao è il principale luogo di culto cattolico di Vilnius e la sede vescovile della diocesi. L’edificio venne eretto nel 1251 sulle fondamenta di un antico tempio pagano per celebrare la conversione al cristianesimo dell’allora re. La cattedrale è stata più volte ricostruita nel corso della storia a causa di ripetute distruzioni provocate dalle guerre che hanno segnato la travagliata storia di Vilnius e di tutta la Lituania.
La facciata esterna è dotata di un portico esastilo coronato da un frontone raffigurante la scena del sacrificio di Noè di ritorno dal diluvio universale. In basso, a ridosso delle colonne, le raffigurazioni scultoree dei quattro evangelisti, realizzate dall’italiano Tommaso Righi. In cima sono state collocate le statue di Sant’Elena, San Stanislao e San Casimiro, opera di Kazimierz Jelski, rimosse nel 1950 su ordine di Stalin e ricollocate al loro posto solo nel 1997. Lungo le due fiancate laterali si aprono due portici dorici. Di fianco alla facciata vi è l’alto campanile a pianta rettangolare.
Sulla collina si vede la Torre di Gediminas, alta 57 metri, il cui ultimo rimaneggiamento risale all’inizio del 19° secolo, e che ospita al suo interno un museo. La torre rappresenta uno dei simboli più amati dai cittadini di Vilnius. → Se avete tempo andate a visitarla.
L’interno della cattedrale è suddiviso in tre navate con volte a crociera.
Di grandissimo valore artistico è poi la seicentesca cappella di San Casimiro, realizzata in stile barocco dagli architetti svizzeri Matteo Castelli e Costante Tencalla e commissionata da Sigismondo III Vasa. La cappella è stata interamente costruita in pietra arenaria, portata qui dalla Svezia. Le pareti interne sono rivestite di marmo nero, materiale di facile reperimento in quanto proveniente dalla Scandinavia. Notevoli gli affreschi del pittore italiano Michelangelo Palloni risalenti al tardo ‘600. Si tratta di due scene: l’apertura della tomba di San Casimiro a cento anni dalla sua morte e il miracolo di Sant’Ursula che si risveglia dalla morte. L’altare è decorato con stucchi bianchi realizzati dallo scultore Pietro Perti e al centro è collocata un’immagine bizantina del santo.
Durante l’occupazione sovietica l’edificio fu inizialmente trasformato in un magazzino per i carri e poi in una galleria d’arte.
4) Parco dei “Bernardini”
Il Parco dei “Bernardini” si chiama così a causa del nome della chiesa e del convento di S. Bernardino al parco attaccata. Il parco ospita regolarmente (in primavera/estate) mostre botaniche e monastiche. A primavera c’è anche un bel giradino di rose. Questo è il parco dove le mamme portano i bambini a passeggio o a giocare. Si trova nel parco la quercia più antica di Vilnius (ha 300 anni), vicino all’entrata su Brunono gatvė. In questo parco gli insegnanti tengono lezioni di biologia e gli studenti possono piantare fiori e prendersi cura di loro. Nella piazza centrale c’è una fontana musicale che (in primavera/estate) suona ritmi di pezzi sia classici che moderni. → Se avete tempo salite alla Collina delle tre croci: sono le 3 croci bianche che si vedono passeggiando sulla piazza della cattedrale o nel parco dei Bernardini. Furono erette in ricordo dei primi martiri francescani che erano andati ad evangelizzare Vilnius e furono tutti brutalmente uccisi e gettati nel fiume.
5) Chiesa di S. Anna e S. Bernardino
La chiesa di sant’Anna è uno dei più importanti esempi di architettura gotica del centro storico di Vilnius e della Lituania. Insieme alla chiesa di san Bernardino forma uno dei complessi religiosi più importanti della Lituania. La facciata è composta da mattoni organizzati in 33 differenti stili in un insieme delicato e complesso con un effetto che desta meraviglia nello spettatore. L’interno è sorprendentemente più modesto. Oggi la chiesa, che non è cambiata per oltre 500 anni, è insieme alla cattedrale e alla chiesa di san Pietro e Paolo una delle tre chiese più famose di Vilnius. Gli interni della chiesa sono ricchi di decorazioni barocche e affreschi medievali. Sottratta al culto dai sovietici è tornata in possesso dei monaci cistercensi solo dopo l’indipendenza ed è al momento oggetto di una gigantesca opera di restauro. Accanto si trova il vecchio monastero che oggi ospita l’accademia d’arte di Vilnius.
La chiesa di san Bernardino è stata costruita nel XV secolo in stile gotico ed è famosa per le sue torri di guardia. Durante i secoli successivi sono stati aggiunti anche degli elementi in stile rinascimentale e barocco e la chiesa vanta dei meravigliosi affreschi. La chiesa fin dall’inizio fu data in mano ai frati minori che erano arrivati a Vilnius verso il 1500. Durante il periodo sovietico la chiesa fu adibita a magazzino e le opere meravigliose che aveva al suo interno furono un po’ prese da altre chiese, un po’ ammassate in un deposito. In quel periodo i religiosi non potevano andare in giro con vestiti monacali, ma solo con vestiti laici e non potevano fare proselitismo ma potevano soltanto dire la messa e nient’altro, altrimenti venivano arrestati. Dall’indipendenza della Lituania (1990) in poi è iniziata una lenta opera di ricostruzione della chiesa, con l’intento di ripristinare le opere che non sono andate perdute e di ritirare fuori gli affreschi coperti, e con la volontà di rendere la chiesa un luogo accogliente per le tantissime persone che la frequentano.
6) Repubblica di Užupis
Con tanto di inno, di costituzione, di presidente, di un vescovo e due chiese e di uno dei più antichi cimiteri di Vilnius (il Cimitero Cistercense), sette ponti ed un originale patrono (l’angelo di bronzo), Užupis è davvero qualcosa a sé. Il più antico quartiere di Vilnius, è oggi l’avamposto più originale del fermento creativo e innovatore della capitale.
Užupis in lituano significa “al di là del fiume“. L’utopica “Repubblica di Užupis” nasce il primo aprile 1997, sulle ceneri di un quartiere abbandonato, marginale, degradato. Raggruppava gli elementi oscuri e rifiutati dal regime sovietico: senzatetto, prostitute e gente di malaffare.
Dichiararsi Repubblica indipendente fu un atto anticonformista della popolazione locale, per lo più artisti romantici, bohemien, artigiani, per cavalcare a briglie sciolte un futuro libero e sovrano, in seguito alla tanto agognata indipendenza della Lituania nel 1990.
Una quanto mai eccentrica ed originale Costituzione sancisce i principi sui quali si fonda la “Repubblica di Užupis“. Scritta da Romans Lileikis, poeta ed artista lituano, conta 41 articoli, tradotti in 15 lingue ed è esposta su altrettanti pannelli a specchio all’inizio di Paupio gatve.
Leggendola, di primo acchito, suscita un ironico entusiasmo ma, alla fine, risulta spunto di riflessione. Quegli ideali, così semplici, puri, un pò banali, magari potessero contrastare la disillusione e il cinismo moderni.
Libertà è la parola che identifica più di altre lo spirito che aleggia in questo sobborgo.
Il suo significato è richiamato da quello che è considerato il simbolo di Užupis, la Statua dell’Arcangelo Gabriele. Collocata sulla piazza principale del quartiere, all’intersezione delle vie principali – Malunu, Užupio e Paupio gatve – si mostra nell’atto di suonare la tromba.
L’angelo di Užupis, così definito, opera dello scultore Romans Vilciauskas, esprime il sentimento di libertà artistica e storica di questo pezzetto d’Europa orientale.
Sull’argine sul fiume Vilnia, proprio sotto il ponte d’entrata alla “Repubblica”, trova spazio la nicchia che ospita la Sirena di Užupis. Opera del già citato R. Vilciauskas, attrae e ammalia per la veste leggendaria che la avvolge: chi ne rimarrà sedotto resterà per sempre ad Užupis. Volete sfidare la leggenda?
Užupis è un luogo singolare, stravagante, bizzarro, a volte grottesco. Il suo essere fuori dagli schemi lo rendo fascinoso e stuzzicante.
Passeggiare tra la spicciolata di vie che lo costituiscono è un piacere lento e silenzioso. Sembra quasi di attraversare una terra di mezzo, in bilico tra le rovine del passato e la ricca modernità.
Gli artisti squattrinati e sognatori di ieri hanno passato il testimone ad una nuove generazione appassionata e viva.
Non è difficile imbattersi nei più che numerosi laboratori e gallerie d’arte che puntellano il quartiere. Luoghi spartani, che vivono di passione ed entusiasmo, ancora lontani dalla minaccia della nostra realtà disincantata e artefatta.
7) Pilies Gatvė
La “via del castello” è la strada degli acquisti per eccellenza. Qui sono numerosi i negozi per i turisti che propongono le cose tipiche di Vilnius e della Lituania: l’ambra e il lino! Se vi guardate intorno vedete quanti ce ne sono!
A metà strada, di fronte all’entrata posteriore dell’Università si trova la “casa dei firmatari”, dove fu firmata la dichiarazione di indipendenza nel 1918.
8) Piazza del Municipio
Nel 1387 la Lituania divenne uno stato cristiano e a Vilnius furono concessi i diritti di Magdeburgo. Apparve così la necessità di avere un quartier generale per le autorità cittadine. Siccome la piazza principale della città si trovava qui, si decise di costruire il Municipio nello stesso luogo. L’ edificio ospitava la magistratura, le aule giudiziarie, la tesoreria, gli archivi, il deposito di armi e di munizioni. Venne anche costruita una prigione nel seminterrato.
Il palazzo del Municipio fu costruito inizialmente in stile gotico, poi è cambiato nel tempo durante i vari crolli e ricostruzioni. Il Municipio è stato ricostruito per l’ultima volta dall’architetto Laurynas Stuoka-Gucevičius alla fine del 18° secolo. Nel corso di tale ricostruzione il Municipio divenne un edificio classico. Nel 19° secolo fu trasformato in un teatro della città dove un famoso personaggio – compositore polacco – Stanisław Moniuszko – diresse la prima della sua opera.
Nel 20° secolo il Palazzo Comunale ospitava un museo d’arte. Oggi il Municipio di Vilnius è un edificio rappresentativo dove vengono organizzati eventi come concerti, serate letterarie, presentazioni di libri, mostre e festival. Il frontone del Municipio è decorato con lo stemma araldico della città di Vilnius – San Cristoforo (il patrono) che porta Gesù Bambino sulle spalle.
Altri punti di interesse:
– Le porte dell’Aurora (in Aušros Vartų gatvė): c’è una cappella con l’immagine della Madonna miracolosa protettrice di tutta la Lituania. Dalla finestra della cappella si affacciò S. Giovanni Paolo II per salutare la città quando fece visita alla Lituania nel settembre ’93.
– Chiesa di S. Pietro e Paolo: non è proprio in centro, si può raggiungere a piedi ma con una passeggiata di circa due Km lungo il fiume Neris, oppure prendendo un autobus e scendendo dopo circa 2 fermate. È una delle chiese più importanti e belle di Vilnius.
– Torre della Televisione: non è raggiungibile a piedi ma soltanto con bus o taxi. Costruita durante la dominazione sovietica tra il 31 maggio 1974 e il 30 dicembre 1980. Ha un’altezza di 326,47 metri e un peso stimato intorno alle 25.000 tonnellate. Elemento di notevole attrazione è il bar/ristorante panoramico Paukščių Takas (la Via Lattea) situato a 165 metri dal suolo (vi si accede ogni 15 minuti circa con un ascensore in grado di portarvi al 19° piano in una quarantina di secondi). Da alcuni anni a questa parte, in corrispondenza delle festività invernali, la torre viene addobbata a mo’ di gigantesco albero di natale.
– Il ghetto ebraico: è una parte centralissima della città, il cuore del ghetto è Stiklių gatvė una via piccola ma molto molto bella.
– Chiesa di S. Francesco (in Pranciškonų gatvė): è una chiesa gigantesca gestita dai frati polacchi. È molto bella e suggestiva, con un grosso crocifisso di S. Damiano in cima alla chiesa. È in ricostruzione dopo che nell’epoca sovietica era diventata – come tante altre chiese – un magazzino. Dentro si respira autentica aria francescana.
– Cappella della Divina Misericordia (Dievo Gailestingumo šventovė): è in pieno centro storico, vicino all’Università, in Dominikonų gatvė. Qui c’è l’adorazione eucaristica 24 ore al giorno, sempre.
– Museo delle vittime del Genocidio: si trova in Aukų gatvė. Il Museo del Genocidio rappresenta bene le contraddizioni con cui ancora oggi in Lituania si guarda a questo passato: le inumane efferatezze cui erano sottoposti i partigiani catturati vengono ricordate efficacemente, ma si cita solo di sfuggita che le stesse prigioni avevano visto altrettante crudeltà quando a gestirle era la Gestapo e niente si dice delle centinaia di migliaia di ebrei uccisi, deportati o costretti alla fuga.