È davvero molto che non scrivo sul blog, ma oggi mi sono iniziate a prudere le mani e ho dovuto cedere alla tentazione di scrivere “du(r)e righe” su un tema così attuale come le elezioni del 4 marzo. Non sono una politicante, non so molto di politica. Mi sono informata come ho potuto, con i mezzi e i tempi a disposizione. Ma non sono neanche una sprovveduta e quando vedo strumentalizzati messaggi che a me stanno a cuore mi infurio. È politicamente scorretto quello che sto per fare, anche se non dirò chi voto, chi votare ecc. ecc. Penso che tutto sommato ve ne freghi il giusto delle mie idee politiche, ma dirò qualcosa a riguardo di un partito che vuole essere il punto di riferimento in politica dei cattolici, e questa cosa non mi va giù. È davvero minoritario e non ci sono rischi, quindi potevo anche risparmiarmi l’articolo, ma non è questione di rischi, è questione di messaggio: quel partito non mi rappresenta. Non è la voce dei cattolici in politica. Questo lo devo dire. È davvero necessario che lo dica: il Popolo della Famiglia non ha niente a che vedere con me e con l’idea di Chiesa che ho e che, studiando in questi anni, mi sono fatta.
Non ha niente a che fare con la Chiesa che ha l’odore delle pecore, che si rimbocca le maniche per stare dalla parte dei più deboli, una Chiesa capace di dialogo e non di scontro, di accoglienza e non di chiusura, di fiducia e non di paura. Una Chiesa in ascolto, che non ha paura della diversità, che sa mettersi a confronto, che sa fare la sua parte, senza allontanare chi la pensa in un’altra maniera, una Chiesa capace di discernimento, di pazienza. Un partito minoritario che si definisce il rappresentate dei cattolici, delle loro famiglie, dei catechisti, di chi fa parte della Caritas e della S. Vincenzo, è necessario che io lo definisca: sedicente di tutte queste cose.
Io mi dissocio. Mi dissocio da una parte di Chiesa che non sta con Papa Francesco. E non perché lo ammetta o lo dica, sarebbe meglio quasi, ma di fatto, nella concretezza delle scelte e delle cose che afferma. È ovvio che ci sono tanti temi che questo partito porta avanti che anche a me stanno a cuore e che di sicuro tantissime persone che ne fanno parte sono mosse da una reale spinta verso il bene possibile, ma, per me, la politica non si fa soltanto parlando di gender, aborto e biotestamento. Non si può far soltanto per la paura che gli omosessuali abbiano diritti che non vogliamo attribuirgli. Non si può far soltanto per la paura che l’Italia diventi troppo all’avanguardia.
La politica deve occuparsi della gente e dei suoi problemi: del lavoro, delle scuole, dell’ambiente, dei diritti, della sanità, delle tasse, dei più deboli (immigrati, disabili, bambini ecc.). È un poliedro fatto da tante facce e non se ne può prendere una sola lasciando da parte tutte le altre. Non si può mettere il focus soltanto su alcune questioni. Politica non è bioetica. Bisogna saper discutere, sapersi confrontare, il Concilio Vaticano II ha parlato chiaro: mettersi con le mani in pasta, esprimere le proprie idee, da laici. Non è necessario coalizzare i cattolici, i cattolici possono stare da tutti i lati, e se sono davvero cattolici sapranno dimostrarlo, senza spesso neanche la necessità di dirlo. Diceva san Francesco ai suoi frati: “predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole!” (Fonti Francescane, 43). Io sono del parere che possiamo essere vicini e avere valori in comune anche con persone che non sono cattoliche, ma capaci di ragionevolezza umana. Alla fine, come ha detto il Concilio nella Gaudium et Spes, il mistero dell’uomo trova luce nel mistero di Dio, ma il mistero di ogni uomo, non solo del credente.
La ragionevolezza umana va al di là di ogni credo, i valori sono valori morali se sono universali, condivisibili a prescindere dalla religione professata (o non professata). Quindi non è necessario fare battaglie, schierarsi contro qualcuno. L’unica cosa davvero necessaria è “essere per l’uomo”, per la sua realizzazione, per la sua pienezza. Per ogni uomo, per l’umanità tutta intera. Non ci sono barriere, categorie, non ci sono muri. È nella diversità che ci si arricchisce, è nel dialogo con il diverso che si diventa grandi. I semi del Verbo sono sparsi nel cuore di ogni uomo e credere di averli in pugno soltanto noi è superbia. L’umiltà è un’altra cosa. E forse è l’unica cosa che serve per un dialogo autentico e una crescita vera, anche in politica.
Bella riflessione Benedetta. Il punto che sarebbe bello approfondire nell’ambito cattolico è proprio il fulcro del tuo pensiero, che condivido e che rappresenta un punto chiave del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (n. 573): i cattolici possono stare da tutti i lati. Purtroppo non di rado stigmatizzare e demonizzare qualche persona per la sua appartenenza politica nonostante la vita di fede -più o meno professata – è molto frequente. Questo perché si riconosce una mancanza di coerenza in questi politici, tra l’attività politica e le indicazioni provenienti dal Vangelo e del Magistero. Il fatto che non ci sia un partito che possa rappresentare ciò che nella Chiesa abbiamo ricevuto in dono è una grande garanzia, solo che quando un cattolico si reca a votare nel nostro Paese dovrà inevitabilmente fare una scelta, illuminato e guidato dalla propria fede, sperando di cogliere un “male minore”! Il bene è certamente posto nel cuore di ogni uomo e si esprime quando diventa servizio, non potere. Andando infatti a vedere come votano i singoli laici del Parlamento, non dissociandosi dal proprio partito in nulla sorgono molti dubbi. Il partito (o la “poltrona”) diventa così il nuovo Vangelo di numerosi, se non tutti, i laici di tutti i lati, può essere veramente così e che ci vada bene? Questo è davvero ingiusto, poiché non scegliamo direttamente persone di conclamata coerenza, ma persone che scendono a compromessi, per rimanere nel proprio partito, spesso facendo a pugni con la propria coscienza. Ecco, la società del compromesso e del male minore è crepata e divisa dal di dentro; una bella ventata di aria fresca e speranza non verrà dal PDF, per come è nato e per alcuni che lo compongono, ma sono ormai molti coloro che desiderano, chi in silenzio e chi ad alta voce, una società ed una politica volta al bene comune, secondo ciò che la propria coscienza, correttamente e coerentemente formata, grida dal di dentro. Questo forse è avvertito nel sentire comune come molto più urgente e causa scatenante rispetto ad una riflessione, che è invece conseguente, sul cattivo modo di interpretare la politica da parte di alcuni “nuovi” cattolici, che ne pensi?
Parole non sante, di più.