Abbassiamo i toni. Sono giorni e giorni che aprendo i Social non leggo altro che accanite campagne a favore di Trump e contro l’aborto, a favore di Trump e contro migliaia di esseri umani (gli immigrati), a favore di Trump e della (voglio creare un neologismo) benpensantità. Sono giorni e giorni che mi domando, rifletto, penso. Ci sono cose che non mi piacciono in queste campagne dai toni bellici, soprattutto quando si fanno a nome di una religione che è pure la mia, e quindi questo agguerrimento – anche a mio nome – mi disturba un bel po’. Non che voglia essere polite o particolarmente cerchiobottista, ma sono davvero profondamente convinta che non si possa ridurre tutto a una definizione o a una campagna. La vita mi insegna ogni giorno che è molto più complessa di come credevo, che l’uomo si trova a vivere situazioni difficili e indecifrabili, e quindi mi meraviglio di chi – sbandierando un ideale – si senta nel giusto e con tutte le sue forze voglia promuovere questo giusto, e non a nome suo – che avrebbe tutto il diritto di farlo – ma come cristiano.
Mi sembra che ci siano delle cose che stridono in queste campagne, in queste manifestazioni di piazza (non conosco ancora un’agorà più grande di Facebook). Sento note non in armonia e questa sgraziata melodia proprio non mi piace. Non capisco veramente come si possa difendere la vita con le unghie e con i denti e poi pensare che sia giusto non occuparsi dei flussi migratori, che sia giusto costruire i muri. Sarà che quest’anno – lavorando con i bambini – le cose mi appaiono così semplici come semplice è il loro modo di pensare, che questo concetto mi sembra banale: è sempre male costruire un muro che divide e sempre bene invece fare un ponte che collega. I miei alunni hanno cercato addirittura di rappresentare questo concetto costruendo a Betlemme un ponte e facendo nascere Gesù sotto il ponte, come segno di collegamento, come segno che l’unico che potrà buttare giù il muro tra Israele e Palestina è solo Gesù. Semplice e geniale. Come loro.
Chi promuove i muri li promuove a 360 gradi, anche nel dialogo che diventa monologo. Chi urla contro gli altri, chi sa di avere la verità in tasca e la sbandiera, sta già costruendo muri. Muri di parole. Muri di verità. Muri di divisione. O si sta di qua o di là, non c’è modo di passare da una parte all’altra, di ascoltare un’altra campana facendo silenzio, di mettersi in discussione. Costruire muri è il contrario dell’ascoltare le ragioni di un altro – e nella mia esperienza – tutti hanno delle ragioni (lo dico anche se vorrei che così non fosse). Tutti.
E costruire muri – in tutti i sensi – è, secondo me, remare contro la Chiesa di oggi: bella, accogliente, capace di dialogare, sempre in cammino, aperta a nuove prospettive, capace di entrare nella vita della gente, una Chiesa che sta iniziando ad odorare di pecore, una Chiesa della quale sono fiera di far parte.
Non credo e non voglio con questo mio articolo apportare chissà quali novità su queste tematiche così tanto discusse. L’unica cosa che mi va è: proporre una modalità. Si può dire tutto, si può pensare tutto, si può discutere su tutto. Ma con uno stile diverso, capace di mettersi nei panni dell’altro – chiunque esso sia -, uno stile che non si fermi al “così deve essere”, ma che esprima le proprie ragioni con cortesia e gentilezza, senza per forza dover convincere qualcuno. Con S. Giustino credo fermamente che il Lògos spermatikòs sia dentro ogni uomo e che quindi ogni uomo possa arrivare alla Verità con le sue forze e le sue decisioni. Anche inciampando: ma quando mai ci è stato chiesto di essere dei perfettini o dei “tutti d’un pezzo”? Sogno uno stile in cui non esista più un muro tra i sedicenti “cattolici” e tutto il resto. Desidero un mondo dove ogni essere umano cerchi insieme agli altri il bene, sapendo di poter sbagliare, avendo presente che esistono punti di vista e valori molto diversi e distanti, ma credendo gli uni nelle capacità degli altri. E sapendo che al bene ci si arriva solo insieme. Lo diceva già il Concilio più di 50 anni fa.
Rieccomi! Mi hai fatto tornare in mente un film che ho visto tempo fa, e che rifletteva proprio sul mondo della politica e sulle sue storture. Il film è questo: https://wwayne.wordpress.com/2014/01/08/il-fine-giustifica-i-mezzi/. L’hai visto?
Non l’ho visto.. cercherò di rimediare al più presto! Grazie per la condivisione!
Grazie a te per la risposta! 🙂
Seguo anche io con apprensione i passi del nuovo presidente USA ma la mia apprensione è più per l’umanità intera, esposta a pericoli materiali, concreti, sempre più grandi e i imprevedibili, che per la Chiesa. La barca di Pietro ha sempre avuto attorno anche gente doppia e corrotta che in pensieri parole opere e omissioni non agiva certo in suo nome e a suo onore e gloria eppure in questa gentile compagnia, cattolica, ha saputo attraversare 2000 anni di storia, mettendo assieme il più potente esercito di tutti i tempi, quello di coloro che in essa ci sono perfino diventati santi, superando tanti ostacoli umani ( nei secoli passati anche quello delle varie richieste di perfezione, che ci sono state, eccome), fino a diventare quella luminosa di oggi, compagna di strada e di vita, insomma quella del Vangelo per la quale papa Francesco con tanta fatica sta cercando di aprire porte e abbattere muri. Anche oggi la barca ha Gesù con sé e con Lui la più straordinaria proposta di salvezza che mai sia stata fatta all’uomo, altro che muri e campagne per la vita. Non bastano le sparate ideologiche e populistiche di un presidente ( tra l’altro democraticamente eletto…) e nemmeno le strumentalizzazioni di chi, a corto di argomenti più convincenti, si prova a salire sul suo carro con l’intento, speriamo inconsapevole, di danneggiarla. Ciò che brilla, nel buio brilla di più.
Non se il tono è quello giusto ma volevo dire che un cristiano deve stare in pace contentandosi di questo. E scusate se è poco.