Era davvero molto tempo che non mi capitava di fare un viaggio in treno. Il treno in fondo mi è sempre piaciuto: mi piace viaggiare e poter guardare fuori dal finestrino, viaggiare e incontrare altra gente, viaggiare e cercare di indovinare le storie degli altri. Per caso oggi il mio vicino di posto, dopo aver chiuso una telefonata, mi ha chiesto se poteva parlare e sfogarsi un po’. Io, senza neanche avere il tempo di annuire, mi sono trovata travolta dalla sua vita, dalla sua storia – a detta sua complicata – dal suo bisogno di raccontarsi. E l’ho ascoltato. Alla fine non avevo chance. Mi ha ingabbiata e l’ho ascoltato. Ogni tanto il signore anziano seduto dall’altra parte del corridoio guardava l’uomo al mio fianco con aria perplessa, forse giustamente. In fondo è insolito che un perfetto estraneo si metta a raccontare i particolari della sua vita a una perfetta sconosciuta, come me. Una storia complicata certo, ma… quale storia non lo è?!
Mentre ascoltavo quest’uomo mi sembrava di ascoltare la vita di molti, la vita di tutti. Mentre lui parlava di sé, parlava di me, parlava di quel signore anziano, di quella ragazza ubriaca che stava barcollando avanti e indietro per il corridoio e sbatteva la porta, parlava di quel ragazzo davanti a noi con le cuffie agli orecchi e di quella donna sola che guardava fuori dal finestrino.
Solo che lui aveva bisogno di sfogarsi e coraggio di mettersi a raccontare, senza paura di essere giudicato. Io mi sentivo anche piuttosto in difficoltà e avevo un po’ di timore: dal suo fiato un leggero ma presente odore di alcool mi diceva costantemente che dovevo allontanarmi, dovevo andarmene. D’altra parte però tutta la verità che mi stava dicendo mi diceva, resta qui e digli, senza bisogno di usare parole, Ti ascolto. Ti ascolto e anche se le cose che mi dici non è che mi tornino molto, ti ascolto e basta. Ti ascolto e ci sono. Ti ascolto perché ascoltare te mi mette in contatto con quella parte di me che faccio fatica ad ascoltare, perché ascoltare te mi insegna che la vita di tutti è davvero «una complessa combinazione di luci e ombre» (AL 113), perché ascoltarti mi tira fuori da me, dai miei pregiudizi, dalle mie convinzioni e mi fa entrare in contatto con la realtà, sì forse molto imperfetta e anche immorale, ma vera, vissuta, reale. Pur nel mio combattimento interiore sono rimasta.
E quando sono scesa e l’ho lasciato continuare il suo viaggio ho pensato tante cose e più di tutte una: c’è tanta gente che ha bisogno di essere ascoltata. Che ha bisogno di raccontarsi per ritrovarsi. E il treno è un canale, può esserlo. E allora semplicemente ho pensato che mi piacerebbe iniziare a viaggiare con un cartello in mano, anzi mi piacerebbe proprio lanciare questa moda. Avete presente vero i cartelli che hanno spopolato con su scritto Free hugs? Ecco un cartello del genere, da tenere appeso al collo mentre ce ne stiamo seduti sul treno, con scritto: Ti ascolto.
Verissimo, a me capita molto spesso di viaggiare in teno e mi piace sempre, ti immergi in un mondo a parte!