Ricordo perfettamente la prima volta che la vidi, da lontano, quella statua d’oro di Maria – bellissima – che dominava la pianura circostante. Era il 2 agosto 2001 e io stavo arrivando a piedi insieme alla Marcia Francescana della Toscana. Ricordo perfettamente il bacio al suolo di quella piazza grande, gremita di gente e l’ingresso, pieno di emozione, in Basilica sotto lo striscione “Voglio mandarvi tutti in Paradiso”. Ricordo il passaggio in Porziuncola, il cuore palpitante di Assisi: Hic est porta vitae aeternae e Hic locus santus est. Un’emozione fortissima, indescrivibilmente profonda, vera.
Da quel giorno non posso più contare gli arrivi sulla Piazza e i miei passaggi in Porziuncola, non posso più contare le mie soste nel luogo santo e le mie toccate e fuga, solo per lasciare una preghiera lì. Da quel giorno è stato impresso il sigillo della Porziuncola nel mio cuore, come mia casa spirituale. E, proprio come il luogo nel quale siamo nati suscita in noi emozioni che nessun altro luogo al mondo suscita, così la Porziuncola provoca nel mio cuore sentimenti di commozione e barlumi di luce. Lo stesso effetto di quando arrivo sulle mie verdi colline dopo tanto tempo.
Se siete stati a Santa Maria degli Angeli avete visto bene la grandezza della Basilica. E pensare che quella non è che una protezione, un involucro esterno fatto per custodire quello che c’è di prezioso: la chiesetta della Porziuncola. È in quella chiesetta che Francesco ha iniziato il suo cammino di santità, è sempre in quella piccola porzione di terra (porziuncola significa proprio questo) che Francesco sentiva i cori degli angeli cantare e sempre lì che Dio gli chiese “Francesco, cosa vuoi che io faccia per te?” e lui rispose: “Voglio mandare tutti in Paradiso”. Ed è per questo che ancora oggi il 2 di agosto si celebra l’indulgenza plenaria per tutti quelli che vogliono ottenere la remissione totale dei loro peccati e abbracciare Dio nella purezza del cuore.
Toccare i muri della Porziuncola e pensare che sono gli stessi muri che toccavano Francesco e Chiara provoca in me una profonda commozione. Stare in quella chiesa è come sentirsi a casa. Pregare lì è come pregare insieme a due fratelli, Francesco e Chiara, che stanno seduti accanto a te. La poesia di Santa Maria si legge in ogni angolo di quella chiesetta, e anche nel bellissimo affresco che ritrae l’Annunciazione, come a dire che lì dentro il Signore ha da fare un annuncio anche a te. Ogni volta che sono seduta lì mi viene da pensare che fuori sia come ai tempi di Francesco, solo prati e animali. Distese di verde e cielo azzurro. Francesco nel passaggio dalla sua vita terrena alla vita nel cielo volle essere portato in quella valle santa, accanto alla sua chiesetta, e volle essere posto “sulla nuda terra” per cantare le meraviglie di Dio. Su quella nuda terra ancora oggi le rose crescono senza spine, da quando Francesco, preso dalla tentazione diabolica di voler abbandonare la vita religiosa, si gettò in uno spineto e le spine miracolosamente scomparvero e fiorì un giardino di rose.
Io di solito sono distratta e non ricordo bene i particolari delle cose, ma di Assisi non posso dimenticare niente. Ogni particolare è importante. Nella cripta della Basilica di San Francesco c’è la tomba di Francesco. È un luogo davvero intimo, nel quale si respira rispetto e devozione. Nella Basilica di Santa Chiara c’è la cappella del Crocifisso di San Damiano, il crocifisso che per primo parlò a Francesco e gli disse “Va’ e ripara la mia casa che come vedi è in rovina”, al piano inferiore c’è la tomba di Chiara, il luogo dove puoi sentirla tanto vicina a te. Nella chiesetta di San Damiano, immersa fra gli ulivi poco fuori le mura di Assisi, si respira la vita che le monache insieme a Chiara trascorrevano nella preghiera e nell’intimità con Dio. All’Eremo delle carceri, luogo isolato e arroccato sopra Assisi, bellissimo da raggiungere a piedi, si vive ancora la pace che i frati insieme a Francesco andavano a cercare lassù per ritirarsi dal chiasso della città e stare soli con Dio. Ospiti fisse dell’Eremo sono le colombe, che non se ne sono più andate da quel colle santo. Le porticine strette strette dell’Eremo ti dicono di abbassarti per entrare e di portare con te soltanto l’essenziale. “Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita” (Mt 7,14) mi ripeto ogni volta che passo di lì.